IL MATRIARCATO DI PRESTON STURGES

Trudy frequenta Norval, cavalier servente tanto innamorato quanto timido e pasticcione, non corrispondendolo che blandamente. Servendosi di lui come accompagnatore e nonostante il padre poliziotto le vieti di farlo, la ragazza partecipa ad una festa in onore dei militari in partenza per il fronte (siamo in piena II guerra mondiale); la mattina seguente, ubriaca fradicia, viene riaccompagnata a casa da Norval; un anello al dito le ricorda però che nella notte ha preso marito, anche se incredibilmente non ricorda più chi sia. Tempo dopo, scopre d'essere incinta e vorrebbe accomodar la faccenda sposando Norval; il tentativo fallisce miseramente a causa della dabbenaggine del ragazzo. In seguito ad una serie di equivoci, egli viene arrestato, ma riesce a fuggire. Trudy, aiutata dal padre (burbero e autoritario solo all'apparenza), fa di tutto per scagionarlo dalle false colpe che gli sono state attribuite. Ricoverata in clinica, dà alla luce sei maschietti e infine celebra le sue nozze con Norval.

All'apparenza, questa sembrerebbe la trama di una delle tante commedie di costume sulla società americana degli anni '40: Il miracolo del villaggio (1944), tuttavia, è ben altro; per Preston Sturges, infatti, la provincia e il genere brillante sono semplici quinte funzionali ad un raffinato esercizio di intelligenza cinematografica che richiama con precisione lo studio sul matriarcato primordiale di Bachofen: d'altra parte è proprio il momento di necessità (la guerra su scala planetaria) ad imporre il ritorno a una forma culturale ormai dimenticata da millenni: la prostituzione sacra. Questo è il motivo per cui, durante la festa, Trudy balla con ogni tipo di uomo: alto, basso, grasso, bello, brutto… l'elenco, non senza ragione, è virtualmente infinito. Poco prima, aveva esclamato: "Non è giusto lasciare andare al fronte questi ragazzi senza un ultimo bacio, senza un ultimo abbraccio!", e Norval aveva replicato: "Ma credi di essere l'unica donna a Morgan's Creek?". In un certo senso sì: lei è la ierodula: "L'eterismo praticato dalle matrone viene ora ristretto alle giovani, esso non è praticato durante il matrimonio, ma solo prima di esso, e non più indiscriminatamente, da parte di tutte, ma solo da determinate persone. A queste limitazioni si collega la istituzione religiosa delle ierodule (prostitute sacre) (J. J. Bachofen, Introduzione al diritto materno). Trudy diventa tale nel momento in cui batte incidentalmente il capo mentre danza: ciò le provoca infatti un vuoto di memoria non individuale, ma collettiva; così, libera da millenari schemi, ritrova quelli sepolti di Demetra, che le consentono, anzi le ordinano con un imperativo a cui non può sfuggire, di darsi a tutti. La scoperta dell'anello nuziale resta solo per un attimo una concessione al genere commedia: Preston Sturges, infatti, poco dopo informa lo spettatore della gravidanza della protagonista. Come se non bastasse il regista sconfessa apertamente ogni possibile lettura tranquillizzante del Miracolo, magari in chiave di satira del puritanesimo, non sciogliendo affatto l'enigma della paternità: quest'ultima resterà per sempre avvolta nell'anonimato, proprio come ai tempi dell'eterismo trionfante. Qualsiasi tentativo d'indagine in questo senso, anzi, è destinato a risultare vano a priori in quanto l'interrogativo, come il vuoto di memoria della ragazza, è posto su di un piano culturale collettivo e non semplicemente individuale (una prospettiva, quest'ultima, che non sfiora neppure l'autore): in tale ottica non ha senso chiedersi e magari tentare di scoprire chi abbia messo incinta Trudy; occorrerà semmai domandarsi che significa e da dove provenga il suo comportamento: in altre parole, cosa si esprima attraverso di lei. Per rispondere, non ci resta che tornare a Bachofen: "La natura esclusiva della maternità, che non conosce alcun padre, che designa i figli apatores (senza padre), nello stesso senso, polupateres (di molti padri), spurii, spartoi (seminati) o con un significato equivalente, unilaterales (generati da una sola parte), e il genitore come oudeis (nessuno), Sertor, Semo (seminatore), è altrettanto storica quanto lo è il dominio demetrico di questa stessa maternità sul principio della paternità." Trudy è tout-court la Grande Madre America: per questo i potenti della Terra (da Hitler a Stalin) restano attoniti alla notizia del parto plurigemellare, che dispiega l'enorme potenza creatrice del Nuovo Mondo proprio nel momento in cui è più necessaria: ecco nuova carne (i figli di Trudy sono tutti maschi), indispensabile per rimpiazzare quella che il piombo ha spazzato via e per farla dimenticare in fretta.

La ragazza, dopo un periodo di eterismo per "ragioni di superiore servizio patriottico", deve infine tornare nei ranghi sposandosi per dare un padre legittimo ai propri figli; la sua prostituzione, inoltre, diventa garanzia della fedeltà coniugale, "la cui osservanza rigorosa richiede una previa realizzazione naturale da parte della donna" (Bachofen); l'unico marito possibile, a questo punto, sarà un marito morale, che rima con nominale: Norval, dunque, come la stessa Trudy un semplice fantoccio in balia di eventi e demoni ben più grandi di lui. Egli, all'inizio del film, le ricorda un episodio del loro passato comune: "Ricordi quella festa in cui tu ti sedesti sulla marmellata, e diedero la colpa a me?"; detto in sintesi allusivamente erotica, è un po' tutto il destino di Norval (fidanzato cornuto e bastonato prima, marito contento poi) disegnato con una prolessi: la sera in cui Trudy andò a quello che ora possiamo definire senz'altro rito orgiastico, si sposò (con chi?, o meglio: con quanti?) e consumò i suoi numerosi matrimoni, quella sera fu proprio Norval a farle da involontario mezzano portandola alla festa e soprattutto fu lui ad assumersi sulle sue esili spalle di cane di paglia le "colpe" degli altri: egli divenne capro espiatorio. Proprio lui, l'unico che non indossa la divisa (nessuno escluso: anche il padre di Trudy veste quella di poliziotto), ed anzi è stato più volte scartato alla visita di leva per turbe psicosomatiche delle quali nel corso del film ci dà qualche umoristico esempio, il solo che non ha di certo fecondato la ragazza (i sei gemelli alludono forse anche, per condensazione, a sei figli di sei padri diversi), diventerà in via retroattiva e simbolica colonnello degli Stati Uniti per nomina governativa, coronando in questo modo il proprio sogno di venire ammesso fra i maschi adulti guerrieri; egli conquisterà dunque per necessità di fondazione sociale l'identità, o meglio avrà la parte, in senso tutto teatrale, di padre potente. "Ma lo spettatore, lui, traccia una croce sulla sceneggiatura e fa la sottrazione: privato del suo alibi, il comportamento della società e degli individui appare nella sua oscena nudità di rituale che non si conosce" (A. Bazin, Il cinema della crudeltà).